Ho appena finito di leggere questo trittico di racconti incentrati sullla figura del giudice, firmato da Andrea Camilleri, inventore del celeberrimo Montalbano, Carlo Lucarelli, capofila dei giallisti italiani, e Giancarlo De Cataldo, autore di Romanzo Criminale; così ho sentito il bisogno di scriverne una breve recensione.
Per prima cosa "GIUDICI" rappresenta secondo me un'intelligente operazione editoriale, non solo perchè sul piano commericale è capace di sfruttare i grandi nomi della narrativa italiana per calamitare il grande pubblico, ma anche perchè permette ai lettori di confrontare in modo piacevole e diretto lo stile di 3 autori di successo profondamente diversi tra loro, sia per background culturale (uno è siciliano, un altro è legatissimo all'Emilia e a Bologna e un altro ancora vive e lavora a Roma), sia per orientamento narrativo: più classicheggiante Camilleri; più vicino al noir Lucarelli, più storico-realista De Cataldo.
Veniamo ai 3 racconti. Il primo, quello che ho gradito maggiormente, è intitolato "IL GIUDICE SURRA", e per l'appunto vede come protagonista il giudice Efisio Surra, originario della sardegna e goloso di dolci, che agli albori dell'Italia unita viene trasferito da Torino a Montelusa per rimettere in piedi il tribunale locale, rimasto orfano dei magistrati dichiaratisi fedeli alla monarchia Borbonica. Il giudice è sapientemente ritratto da Camilleri come un personaggio surreale e simpatico, mix di sbadataggine e integrità morale, a metà fra il Chaplin de "Il grande dittatore" e l'assistente Catarella, e nel corso del racconto sarà costretto a fare i conti con le intimidazioni de LA FRATELLANZA, un'organizzazione criminale antenata della Maffia, che poi riuscirà a sconfiggere in modo rocambolesco, addirittura a sua insaputa!
Il secondo racconto: "LA BAMBINA", scritto da Carlo Lucarelli, è ambientato invece negli anni '80, in piena strategia della tensione, e risente non poco della passione dell'autore per i misteri d'Italia (non a caso fa riferimento diretto alle tragedie di Ustica e della stazione di Bologna) e vede come protagonista una giudice bolognese soprannominata "LA BAMBINA" per la giovane età. Durante il racconto la protagonista verrà coinvolta in un'inchiesta scottante, suscitando i pruriti dei cosiddetti Servizi Deviati e riuscirà a scampare ai loro attentati solo grazie alla sua astuzia ed all'aiuto "sporco" di alcuni micro-criminali dal cuore tenero.
Infine il terzo racconto, scritto da Giancarlo De Cataldo e intitolato "IL TRIPLO SOGNO DEL PROCURATORE", descrive sostanzialmente le biografie intrecciate di due personaggi: lo stoico procuratore OTTAVIO MANDATI ed il losco affarista, trattino sindaco, trattino corrotto capoclasse PIERFILIBERTO BERRAZZI-PERDICO'. Le vicende sono ambientate sequenzialmente dagli anni '60 ai giorni nostri e richiamano velatamente gli scontri ciclopici tra la procura milanese e Berlusconi, ma differentemente dai racconti precedenti, proprio come accade nelle odierne cronache la vittoria della giustizia è solo un presagio colmo di speranze, anche perchè il racconto si chiude praticamente sul più bello.
Fra i tre racconti ho indubbiamente preferito il primo, leggero e profondo allo stesso tempo, perchè condito di humor ma non per questo esente da quell'intento di denuncia sociale, che, mi pare, animi l'intero libro. Sul racconto di Lucarelli avrei invece molto da ridire, soprattutto perchè il Parmense era lo scrittore che fra i tre conoscevo meglio ed era quello dal quale mi aspettavo di più, avendo trattato in numerose occasioni argomenti di cronaca giudiziaria intrecciati con losche questioni politiche. Il suo racconto invece è eccessivamente simile alle trame che vedono come protagonista Coliandro, con l'aggiunta, anzi, con la sottrazione dell'ironia che solitamente accompagna queste ultime. I dialoghi risultano molto spesso sbrigativi e artificiosi, in molti casi tacciabili di essere escamotages dell'auore per risparmiare al lettore una descrizione della vicenda. Questo ne è un esempio:
(un brigadiere porta il giudice ferito in una casa di campagna, presso un certo Sanna, di cui non si sa niente. L'autore non introduce minimanente l'incontro e MIRACOLOSAMENTE quali sono le prime parole di Sanna alla vista della donna ferita?)
"- Mi prendi per il culo?-disse. - Mi hanno arrestato tre volte per esercizio abusivo della professione medica e adesso viene un poliziotto a chiedermi di curare un magistrato?-" .... --> ECCOCI RISPARMIATA LA PRESENTAZIONE!
Il terzo racconto è decisamente migliore del secondo, la descrizione dell'evoluzione delle due vite dei 2 personaggi principali è molto gradevole, davvero ben scritta, ma forse la somiglianza con Il Caimano mi ha suscitato un effetto di assuefazione-ridondanza. Per cui ho finito per preferire il primo.
IN CONCLUSIONE LASCIATEMI FARE UN PO' DI PSICOLOGIA. FRA I TANTI FILI CONDUTTORI CHE ASSOCIANO I TRE RACCONTI PER ME CE N'E' UNO CHE ESPRIME LIMPIDAMENTE UN REPERTORIO PSICOLOGICO-CULTURALE ITALIANO.
INFATTI, ANALIZZANDO ATTENTAMENTE LE TRE STORIE SI RISCONTRA SEMPRE LA FIGURA DI UN GIUDICE VINCENTE SULLE DIFFICOLTA' CONTINGENTI, MA QUESTE VITTORIE, A BEN VEDERE , NON SONO MAI IL FRUTTO DI ORDINARIE PROCEDURE DI GIUSTIZIA, BENSI' SONO COSTANTEMENTE IL RISULTATO DI GENIALI ESPEDIENTI DEL SINGOLO O DI FORTUNATE COINCIDENZE, TANT'E' VERO CHE LA VITTORIA DEI NOSTRI TRE GIUDICI E' COMUNQUE SEMPRE PARZIALE ED ISOLATA, MAI DEFINITIVA E MAI SISTEMICA.
VOLENDO TRALASCIARE IL BISOGNO DI ROMANZARE CHE LOGICAMENTE HA ATTANAGLIATO I 3 SCRITTORI, CREDO DI POTER NOTARE, PIU' IN GENERALE IN QUESTI RACCONTI, IL SINTOMO DI UN IDEALE ITALIANO DI GIUSTIZIA SEMPRE PIU' ANCORATO ALLA DIMENSIONE FANTASTICA, INCARNATA DALLA FIGURA DEL GIUDICE-EROE, E SEMPRE MENO IMPRONTATO AL REALISMO E ALLA RAZIONALITA', OVVERO ALL'IDEA DI UN NECESSARIO CAMBIAMENTO SISTEMICO NEL NOSTRO PAESE . FIN QUANDO CONTINUEREMO AD AVER BISOGNO DI EROI E SACRIFICI ESTEMPORANEI IL NOSTRO SARA'DAVVERO UN POVERO POPOLO E LA GATTOPARDESCA PROFEZIA CONTINUERA' A RISUONARCI NELLE ORECCHIE:
- TUTTO CAMBIA AFFINCHE' NULLA CAMBI -
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