CortWarwick_Alessandro R. Roma, 28-07-2009
La guardava scendere dalle scale col solito passo abbondante, così
strascinato da spingere ogni volta le piante ben oltre il dente del
gradino. E lui restava lì, ai piedi della rampa con un sorriso smanioso
sulla faccia, scrutando le dita della compagna pensili sul vuoto,
assuefatte chissà come a quella quotidiana andatura acrobatica.
-L' omicidio migliore è quello che sfrutta le caratteristiche della
vittima contro di essa. - Se l'era ripetuto fino alla nausea questo
mantra adulatorio.
Si era accostato ai titani alfieriani del romanticismo, aveva indossato i
panni del Raskolnikov di turno e quelli di un Prometeo moderno; si era
convinto a sacrificare la propria esistenza individuale in favore di
quella di molti. - Uno per tutti, uno per tutti e basta – si era detto.
Aveva preso una casa in campagna, ad un'ora di macchina dal più vicino
centro abitato. L'aveva agghindata cautamente per renderla qualcosa di
più di una scena del crimine e poi non aveva fatto altro che attendere
il giorno del loro settimo anniversario.
Il piano era semplice: invitarla a festeggiare lontano dal caos degli
uffici; svegliarla e chiamarla in giardino al mattino presto, quando il
sonno pesante ne avrebbe ovattato qualsiasi capacità critica ed infine
bagnare ciascuno scalino fino al quartultimo, quello precedentemente
limato dei tre centimetri e mezzo sufficienti a sbilanciare il
baricentro di un piede 38. Nessun paramedico avrebbe contestato dieci
minuti di ritardo alla chiamata di un marito scioccato. Un uomo
sconvolto dal ferimento della moglie nel corso di una vacanza romantica
era pur sempre un ottimo stereotipo dietro al quale ripararsi e la
grande distanza tra abitazione ed ospedale avrebbe fatto il resto.
Persino l'acqua sulla scala sarebbe evaporata in fretta.
Colei che in quell'istante procedeva in direzione della propria
scomparsa non era una donna comune, era "O' Direttore", la fondatrice
della seconda industria mobiliare del paese. Insomma, quella che stava
per picchiare a terra era una cassaforte di carne e kashmir da mezzo
miliardo di Euro e solo a pochi intimi era nota anche la scia di persone
schiacciate per giungere a quel patrimonio. Molto probabilmente solo al
suo unico amore.
Sappiate che la loro era una coppia di contrappeso, stretta in
un'intensa simbiosi amorosa atta a compensare le coscienze di due
persone ciniche, dure ed ambiziose come poche altre.
Ma non in tutto erano uguali.
Fin dai tempi in cui si era bastato avvocato , negli incubi notturni di
lui si erano affacciati timidi propositi di redenzione.
Quella donna che solo ed esclusivamente per lui avrebbe fatto qualsiasi
cosa lo aveva in realtà contaminato di una brama che non gli
apparteneva e da onnipotente amante si era scoperto dipendente dal suo
stesso controllo, maturando in chissà quale occasione la decisione di
una svolta per entrambi: i soldi che loro erano costati alla società
sarebbero tornati a quest'ultima.
Un delitto, la morte di una e il rimorso dell'altro, sarebbero stati la
contropartita dolorosa di un vero ed universale atto di benevolenza,
l'unico gesto realmente in grado di saldare un debito col mondo così
enorme da sembrare inconsistente.
Ogni singola moneta sarebbe finita a chi non ne aveva e il denaro di
due, così frantumato nelle tasche riempite di molti, forse avrebbe
finalmente perso la propria accezione negativa.
Dopotutto se preso in minima dose, quel contante sarebbe diventata
la cucchiaiata di veleno giornaliera necessaria a salvare la vita.
* * *
Le piante della moglie erano ormai inzuppate e accennarono a uno slittamento all'altezza della metà della rampa.
Protetto da uno sguardo impalato, il marito continuava ad alternare
maledizioni introspettive a continui slanci di risolutezza , derivanti
perlopiù dalla segreta speranza di aver preso l'unica decisione capace
di riscattare entrambi. Immaginava di tanto in tanto, nel corso
dell'interminabile discesa, le scene che sarebbero seguite alla morte di
lei. In particolare lo sollevava pensare al gesto surreale di un
poliziotto che scriveva alla voce “movente del delitto” la parola
“salvezza”. Vagheggiava persino di una foto che al posto del suo volto
recava l'immagine di un agnello sacrificale e finiva quasi sempre per
ridacchiare con se stesso. Ma forse quegli attimi di alienazione non
erano altro che la difesa naturale che ogni uomo frappone al dolore di
dentro.
Un'ultima riflessione balenò nella mente dell'uomo mentre la moglie si
apprestava a tagliare il suo penoso traguardo. Una catena illuminante di
associazioni si stava materializzando nel suo cervello, anello dopo
anello, componendo una spirale destinata a fendere irrimediabilmente le
sue più profonde aspirazioni di redenzione con l'amerazza della
disillusione. Fu come fare un passo indietro dentro se stessi e
guardare il proprio io come la parete ricoperta da un mosaico del quale
fino ad ora si erano scorte solo poche tessere.
Sacrificio-Agnello-Pecora-Pastore-Buon Pastore-Abbandono del gregge- Salvezza della sola pecora smarrita.
Aveva fallito in ogni cosa! Aveva scelto di ammazzarne una per
gratificarne una moltitudine, senza capire che lui stesso avrebbe dovuto
tentare di recuperare quella singola, irripetibile persona perduta, per
il destino di tutti.
Intanto fu tempo del quartultimo gradino...
Il piede destro si staccò dalla linea tagliente del ciglio, nuotando
nell'aria. Il sinistro cedette subendo il peso del corpo come una scossa
e la falcata si divaricò, non molto, quel tanto che bastava per
atterrare sulla piattaforma del gradino successivo sana e salva.
Un paio di passi e la moglie concluse la rampa.
La donna arrivò, aggirò il volto di lui e gli accostò i seni sulla
schiena. Allacciò le braccia intorno alla vita del suo uomo e sporgendo
il collo in direzione dell' orecchio sinistro gli sussurrò:
-Come mi hai uccisa stavolta? -
-Da una scala- rispose lui.
-E' stata una cosa un piuttosto complicata
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